Danno alla reputazione professionale: cos’è e quando chiederne il risarcimento

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Il danno alla reputazione professionale può arrecare conseguenze negative all’individuo o all’azienda che lo subisce.

Nell’articolo vediamo cos’è e quando può essere risarcito.

 

 

Cos’è il danno alla reputazione

Il danno alla reputazione consiste nella lesione della considerazione o del prestigio da parte delle persone che circondano un individuo o un professionista all’interno di un determinato contesto sociale o lavorativo.

Si tratta di un pregiudizio che può colpire tanto una persona fisica, che viene lesa nella sua dignità personale, sia un professionista, il quale perde la stima e la fiducia di chi lo circonda e con cui interagisce nel contesto di lavoro.

Chi subisce un danno può chiederne il risarcimento dal momento che la tutela della reputazione, sebbene non espressamente menzionata, è ricavabile dagli articoli 2 e 3 della Costituzione e va protetta al pari del diritto al nome o all’immagine.

Qualora poi la sua lesione derivi da una condotta diffamatoria, il responsabile sarà perseguibile penalmente poiché l’articolo 595 c.p. punisce “chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione”.

 

Il danno alla reputazione professionale

Come visto, il danno alla reputazione professionale è quello che incide sulla sfera lavorativo-professionale di un soggetto, che perde la stima e il prestigio delle persone con cui interagisce nell’ambiente di lavoro.

Sebbene non si tratti di un fenomeno nuovo, nell’era di internet e dei social media il rischio di subire lesioni di questo tipo è aumentato in modo significativo.

Basti pensare ad un imprenditore che subisce un processo e viene inondato di articoli e post sui social network che lo riguardano. Anche se poi venisse assolto, in ogni caso si sono accumulate notizie che hanno dato un’idea distorta della sua reputazione.

Oggi, peraltro, le offese alla reputazione effettuate tramite social network sono pacificamente equiparate a quelle a mezzo della stampa e rappresentano una specifica aggravante del reato di diffamazione.

 

Il risarcimento per danni alla reputazione personale e professionale

Colui che subisce lesioni alla propria reputazione personale o professionale può agire per chiedere il risarcimento del danno.

Tuttavia è importante che il danneggiato provi non soltanto di aver subito un tale pregiudizio, ma che questo gli abbia cagionato una perdita patrimoniale o non.

In ogni caso, come chiaro dai giudici della Cassazione ai fini risarcitori non è necessario che il fatto lesivo costituisca un reato:

“la risarcibilità del danno non patrimoniale a norma dell’art. 2059 c.c., in relazione all’art. 185 c.p., non richiede che il fatto illecito integri in concreto un reato, essendo sufficiente che il fatto stesso sia astrattamente preveduto come tale e sia, pertanto, idoneo a ledere l’interesse tutelato dalla norma penale; sicché, ai fini del risarcimento di detto danno, l’inesistenza di una pronunzia del giudice penale non costituisce impedimento all’accertamento da parte del giudice civile della sussistenza degli elementi costitutivi del reato” (Cass. Civ., sez. II, sent. n. 22020 del 19 ottobre 2007).

 

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FOCUS

La liquidazione del danno alla reputazione

Per quantificare e liquidare un danno alla reputazione, il giudice, ricorre a criteri equitativi, trattandosi di una lesione avente natura non patrimoniale.

Questo vuol dire che occorrerà tener presente alcuni parametri quali:

  • la gravità dell’offesa
  • la natura del mezzo attraverso si è diffusa la notizia pregiudizievole
  • le caratteristiche del soggetto leso (ad esempio se ricopriva cariche pubbliche)
  • le concrete conseguenze arrecate alla sua vita privata e professionale
  • il lasso di tempo intercorso tra il fatto lesivo e la richiesta risarcitoria.

 

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