Straining: cos’è e come difendersi

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Lo straining, ovvero quella situazione di stress dovuta a comportamenti ostili sui luoghi di lavoro è lesivo dei diritti del lavoratore, che può ottenere il risarcimento dei danni.

Nell’articolo spieghiamo quando si configura e come ricevere tutela.

 

 

Che cos’è lo straining?

Lo straining indica una condizione di stress forzato che il lavoratore subisce sul luogo di lavoro a causa di almeno una condotta ostile e stressante da parte di un superiore, e i cui effetti negativi sono duraturi nel tempo.

Esso si differenzia dal mobbing, che si caratterizza per comportamenti persecutori e vessatori continui e frequenti, come maltrattamenti, offese o umiliazioni del dipendente che provocano un danno alla sua salute psico-fisica.

Nello straining, invece, le condotte vessatorie mancano del carattere della continuità, ma causano comunque un pregiudizio permanente al lavoratore e sulla sua situazione psicofisica e morale.

Esempi di straining sul lavoro sono: il demansionamento, la dequalificazione, la marginalizzazione dall’attività lavorativa, il trasferimento in condizioni disagiate, la privazione degli strumenti di lavoro.

 

Il risarcimento in caso di straining sul lavoro

Lo straining sul lavoro individua una situazione patologica del rapporto lavorativo, a metà strada tra il più lieve stress occupazionale e il più grave mobbing.

Il lavoratore che ne è vittima e subisce conseguenze negative per la sua salute ha diritto al risarcimento.

Infatti, come affermato dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 3291 del 19 febbraio 2016, anche nello straining le condotte poste in essere comportano una violazione del generale obbligo gravante sul datore di lavoro di adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei propri dipendenti.

Pertanto, spetta lavoratore un risarcimento per violazione degli articoli 2087 e 2043 del codice civile purché dimostri la sussistenza del danno, la nocività dell’ambiente lavorativo e il nesso causale tra questi (Cass. Civ., .sez. lav., n.24883 del 4 ottobre 2019).

 

l danni risarcibili in caso di straining

Lo straining sul lavoro, come il mobbing, può causare al lavoratore un grave e perdurante stato di stress psicofisico, superiore rispetto a quello naturalmente collegato alla natura dell’attività lavorativa e alle interazioni organizzative.

Il lavoratore che ritiene di esserne vittima può avviare un’azione civile per ottenere il riconoscimento del risarcimento del:

  • danno esistenziale, dovuto al peggioramento della sua qualità di vita e lavorativa
  • danno biologico, qualora le condotte vessatorie abbiano compromesso la sua salute psico fisica
  • danno professionale per la perdita di chance o di progredire o migliorare le sue competenze
  • danno patrimoniale, se ad esempio ha subito un grave demansionamento.

 

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Il lavoratore vittima di straining vive una condizione stressogena che può gravemente compromettere la sua salute psico-fisica. In questi casi affidarsi ad un avvocato esperto può risultare decisivo al fine di ottenere tutela. Per tale motivo non esitare a contattarci.

Raccontaci la tua situazione, il team di SLLS Legal è formato da professionisti qualificati che, grazie alla grande esperienza maturata negli anni ed al supporto di medici legali e specialisti, potrà valutare il tuo caso e assisterti nell’iter giudiziario per far valere i tuoi diritti.


 


FOCUS

Le prove dello straining sul lavoro

Per provare che si è vittima di straining è necessario dimostrare che l’aggressore ha messo in atto condotte ostili o vessatorie. Anche soltanto un’azione è sufficiente per configurarlo, purché abbia prodotto effetti negativi duraturi nel tempo.

In particolare, il lavoratore dovrà dimostrare:

  • che la/le condotta/e hanno violato le norme che obbligano il datore di lavoro a tutelare la sicurezza, l’integrità fisica e la personalità dei lavoratori sui luoghi di lavoro
  • di aver subito un danno fisico o psicologico in conseguenza dei comportamenti, e a tal fine è necessario produrre la certificazioni medico-legali che attesti i disturbi e le patologie riportate
  • il nesso causale tra le condotte stressanti e i danni patiti.

Oltre alle prove di natura documentale potranno essere utilizzate, se disponibili, le testimonianze di colleghi o soggetti che hanno assistito a tali situazioni.

Lo straining e il mobbing secondo la Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione con recenti pronunce ha individuato le situazioni patologiche che possono colpire il dipendente sui luoghi di lavoro causandogli pregiudizi.

Con l’ordinanza n. 16580 del 23 maggio 2022 ha affermato che:

  • il mobbing si configura quando sono poste in essere serie continue di comportamenti dannosi per la persona all’interno del rapporto di lavoro, accompagnato da un’intenzione persecutoria verso la vittima
  • lo straining si verifica quando sono messe in atto condotte stressanti deliberatamente indirizzate verso un dipendente, anche se la serie di azioni vessatorie è limitata o anche se il datore di lavoro, anche per colpa, consenta un ambiente stressante.

Invece, con la sentenza n. 29101 del 19 ottobre 2023 ha chiarito che:

“… al di là della tassonomia e della qualificazione come mobbing e straining, quello che conta in questa materia è che il fatto commesso, anche isolatamente, sia un fatto illecito ex art. 2087 c.c. da cui sia derivata la violazione di interessi protetti del lavoratore al più elevato livello dell’ordinamento (la sua integrità psicofisica, la dignità, l’identità personale, la partecipazione alla vita sociale e politica)…”.

 

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